Velia Polito, co-direttrice artistica di The Next Generation, approfondisce il tema dell’edizione 2021 – “Timeless” – attraverso l’analisi di un’opera complessa e immersiva: The refusal of time di William Kentridge.

The refusal of time di William Kentridge

Fra teatro e video-installazione, William Kentridge affronta, in una pluriennale ricerca, il concetto universale del tempo.

A partire dall’opera teatrale di Refuse the hour, ispirata al mito di Perseo, Kentridge realizza nel 2012 la video-installazione The refusal of time per Documenta (13) a Kassel che poi riadatta e presenta al MAXXI nel 2013, per la prima volta in Italia, nell’ambito della grande mostra monografica Vertical Thinking. Il suo progetto nasce a partire da una lunga riflessione condotta insieme al fisico e storico della scienza Peter L. Gallison.

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In un sincretismo di linguaggi artistici fra cinema, musica, danza e disegno, il tempo è scandito su frequenze diverse da metronomi, batterie, orologi ottocenteschi e ruote, in uno spazio avvolgente fatto di proiezioni, ombre danzanti, geografie immaginarie, apparizioni, inversioni. Le energie innescate, potenti, disordinate e divergenti, immergono lo spettatore in un’atmosfera epica, suggestiva e ossessiva.

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Il senso del lavoro di Kentridge è il “rifiuto del tempo”, della standardizzazione del tempo, del suo scorrimento progressivo, in nome della manipolazione irriverente e fantasiosa di ordine e forma prefissati.

L’inversione, la ripetizione, il disordine, la frantumazione di ogni coerenza logica nella visione da un lato consentono di spazializzare e dare corpo al concetto di tempo che sembra respirare all’interno dell’installazione, dall’altro creano una dimensione di entropia, di desincronizzazione e caos irrazionale e informe, tale da sottrarsi a qualunque tentativo da parte dello spettatore di regolarizzare, controllare e codificare ciò che è assoluto e ingovernabile.

Il progetto The Refusal of Time era partito da considerazioni sui diversi tipi di tempo, ma con il progredire del lavoro è risultato chiaro che ruotava anche attorno al fato, oltre che al tempo; e attorno ai nostri tentativi di sottrarci quanto ci costringe in ciò che siamo, e ci lega a un come e un dove. Ma c’era più di questo. C’era la speranza che se avessi cominciato con attività pratiche (disegno di scene, costumi, strumenti musicali, macchinari) avrei potuto cambiare la direzione […] non solo la traiettoria, ma anche la destinazione finale.

W. Kentridge, Sei lezioni di disegno, 2016, 139.

William Kentridge on The Refusal of Time

a cura di Velia Polito, co-direttrice artistica di The Next Generation short film festival